M.P. CHIEDE: Buon giorno. Sono responsabile di un servizio educativo diurno per persone con disabilità (CSE) della provincia di Pavia. Ho letto alcuni numeri della vostra rivista e li ho trovati utili e stimolanti. Di qualità della vita si parla ormai diffusamente. Fatico però a capire se e come questo paradigma si possa utilizzare nella progettazione dei Servizi. | ||
MARCO ZANISI RISPONDE: Gentile collega. La tua riflessione è molto stimolante. Effettivamente abbiamo quasi sempre trattato di Qualità della vita in termini di condizione e programmazione esistenziale della singola persona. Ne abbiamo parlato come condizione esistenziale da valutare (valutazione multidimensionale), potenziare (attraverso i sostegni opportuni) e sostenere nei differenti cicli di vita attraverso il progetto di vita. E’ impossibile generalizzare all’interno servizio lo sguardo che si ha sulla qualità della vita del singolo, se non si è disposti a rivedere compiutamente l’organizzazione della struttura. Negli ultimi 15-20 anni abbiamo imparato come valutare la qualità della vita delle persone che frequentano un servizio, che abitano in una comunità, che occupano una postazione lavorativa. Sappiamo valutare l’impatto che i differenti contesti hanno sulla qualità della vita delle persone. Forse è il caso che ci si apra al cambiamento conseguente: lasciare che i contesti si aprano all’impatto che la qualità della vita delle persone che li frequentano osano avere su di loro. Il Prof. Leoni, membro del nostro comitato Scientifico ha pubblicato, alcuni anni fa, un importante contributo relativo alla riprogrammazione di una coraggiosa Cooperativa di servizi: “Usare i modelli di Qualità della vita e dei bisogni di sostegno per la progettazione di servizi alle disabilità” (Mauro Leoni - Spiritualità e qualità di vita, IV/2017). Importante e prezioso, a livello internazionale, il contributo del CQL- Council on Quality and Leadership di Towson, Maryland. https://www.c-q-l.org I colleghi statunitensi stanno conducendo un importante |